Scrivere per vendere o scrivere per essere
Oggi condivido con la Community una riflessione più ampia rispetto al solo tema "fare coaching", nata riflettendo - in un momento di cambiamenti importanti che ho scelto di intraprendere - su quasi vent'anni di produzione di materiale che ho condiviso con migliaia di persone che, nel tempo, hanno voluto seguirmi.
Infatti, per più di 17 anni ho pubblicato contenuti online.
Al netto del contenitore (amo particolarmente - come già sapete - la parola scritta, poi le immagini e le fotografie, molto i podcast, un po' meno i video) l'ho fatto principalmente per due ragioni:
È un'attività che mi piace svolgere
È un'attività necessaria se proponi servizi, soprattutto se sono digitali
Io avrei scritto comunque, anche se il mio lavoro fosse stato un altro.
Lo facevo anche prima di proporre consulenze e coaching.
È il senso del punto primo qui sopra: mi piace.
Forse in un certo senso ne ho bisogno, per l'ordine che la scrittura porta nella mia mente e per la delicatezza con cui obbliga i pensieri a organizzarsi e strutturarsi. E anche per fare download delle idee (impossibile per me vivere senza questa pratica).
Tuttavia è anche vero che non avrei mai potuto fornire servizi professionali per quasi due decenni se mi fossi - ipotizziamo - rifiutato di pubblicare.
Immagina: nessun post. Nessun blog. Niente Instagram. Nulla su Facebook.
Senza scrivere libri, senza registrare audio.
Senza metterci la faccia, le idee, i concetti e le parole.
Se non fai questo, come rimani nella testa delle persone? Come ti trovano?
Non possono.
Per questo pensavo qualche giorno fa che tutto ciò che ho pubblicato ha avuto - che lo si ammetta o meno - l'intento di presentarmi e vendere le mie competenze.
A volte in modo più esplicito, a volte inconscio, ma sarebbe sbagliato non riconoscerlo.
Cosa che non fa - ad esempio - questo scritto, che è una pura riflessione che condivido con te e con chi come te ha piacere di leggermi.
Se anche tu pubblichi materiale perché sei un professionista, ti sei mai domandato in che modo l'obiettivo di "venderti" influenza il contenuto che crei?
E come cambierebbe ciò che crei se quell'obiettivo non ci fosse?
Se vuoi scoprirlo, prendi qualcosa che hai creato solo per te.
Un diario personale, il romanzo che non hai mai pubblicato, un testo che non ha mai letto nessuno, i tuoi appunti vocali registrati.
Confrontalo con quanto invece carichi online: la didascalia di una foto o il tuo ultimo articolo sul tuo blog.
Noti niente? 😉