Scrivere nel futuro

Questa tecnica di coaching ti porterà a ragionare su ciò che davvero è importante e conta per te: una lettera dal passato che leggerai solo nel futuro.

Alcuni giorni fa sono entrato in contatto, più o meno casualmente, con un servizio web all'apparenza elementare, ma capace di generare implicazioni profonde quando utilizzato.

Troverai il link alla fine di questo contenuto, ma prima lasciami spiegare perché ho deciso di scriverne sulla Community e perché ha a che fare con il coaching.

Immagina di dover produrre oggi, in questo momento, proprio adesso... una lettera che qualcuno leggerà tra cinque, dieci o vent'anni.

Naturalmente - se te lo stai già chiedendo - quel qualcuno puoi anche essere tu.

Pensa proprio di doverlo fare. Ora.

Bene. Che cosa ci scriveresti dentro? E soprattutto: che cosa lasceresti fuori?

Produrre un contenuto del genere va molto vicino a una sorta di allenamento del pensiero che - in alcuni miei percorsi di consulenza tenuti in passato - proponevo ai miei clienti di seguire.

Non era la stessa procedura, ma non si discostava più di tanto: chiedevo di scrivere una lettera a un "sé futuro" ipotizzando di avere realizzato un determinato obiettivo oppure consolidato un certo cambiamento e - nel farlo - di immaginare e raccontare che tipo di impatto avesse avuto nel quotidiano, nello scorrere della propria vita normale.

Si trattava di ottenere due risultati: da una parte un controllo ecologico degli obiettivi (verificare cioè che quello che la persona diceva di desiderare non andasse a contrastare valori, regole e codice di comportamento) e dall'altra una sorta di programmazione mentale per spostare il punto di attenzione (focus) sul risultato finale e prendere in questo modo decisioni “automatiche” più allineate all’obiettivo stesso.

Tutto mi è ritornato in mente lo scorso weekend, quando mi sono ritrovato davanti lo schermo bianco del mio iPad e il cursore lampeggiante con il desiderio di inviare una email a me stesso... nel futuro.

Un'email che dovrei ricevere tra vent'anni. Questo è, infatti, il tempo che ho scelto per me.

Lasciami dire che non ho ancora scritto una sola parola di quell'email.

Non so che cosa metterci dentro. Non so di che cosa parlare. Non so come rivolgermi a me stesso, che toni usare, se descrivere la mia vita attuale o il mio attuale passato, se dare consigli o chiederne, se essere entusiasta o più cauto.

Insomma... l'esercizio è in pieno svolgimento dentro la mia mente. Sta lavorando, sta agendo.

E mentre lasciavo che accadesse, mi sono detto: "OK, non scrivere a te stesso. Magari è più semplice. Scrivi a tua moglie, o alle tue figlie, qualcosa che leggeranno alla fine del 2044."

Niente, stesso risultato. Devo ancora partire con la prima parola. E lo farò: lo farò non appena avrò terminato questo contenuto che stai leggendo tu, perché trovo l'attività molto importante, notevole, significativa, istruttiva.

Ma mi sono preso una veloce pausa perché volevo prima consigliare a te che mi leggi di fare lo stesso.

Perché questo modo di pensare ci forza a porre in prospettiva il nostro quotidiano, le sfide in cui siamo coinvolti, i problemi che diciamo di avere, le certezze a cui siamo appoggiati.

Che cosa è veramente importante? Che cosa ti importerà di sapere tra vent'anni di te stesso e della tua vita?

Quanti elementi della nostra esperienza stanno impegnando energie e tempo, magari rubandolo a ciò che veramente lo meriterebbe?

Pensa semplicemente alla sfera professionale. Parlo del mio caso, ma so che è simile per molti altri: sto dando tempo ed energie al lavoro, gli sto dedicando tanti pensieri, sono focalizzato su questo ora... ma tra vent'anni - se non avrò smesso di lavorare - certamente sarò molto vicino a quel momento. E quindi, che senso ha scriverne ora? La versione di me del futuro che mi leggerà non avrà interesse a sapere "com'è" il mio lavoro oggi, a che cosa ambisco, che cosa mi preoccupa, che cosa cambierei. Tra vent'anni, i giochi saranno fatti.

E non è molto diverso per le finanze e per tanti altri temi terreni che quotidianamente popolano la nostra mente.

Si torna quindi alla domanda di prima: che cosa conta davvero?

Le lezioni che impariamo con il trascorrere degli anni? I rapporti che creiamo? Le scelte compiute?

Riflettici con me.

E se vuoi provarci anche tu, questo ➚ è lo strumento che sto utilizzando (è gratuito).

Chiaramente molte cose possono andare storte: magari tra vent'anni non avremo più accesso alle nostre email, magari il servizio non verrà mantenuto così a lungo, magari... non ci saremo più... ma ciò non toglie che compiere ora l'impegno mentale di scrivere qualcosa che possa avere significato attraverso il tempo, a dispetto del tempo... ti farà bene.

Buona riflessione e buona scrittura.