Pensare da lontano

Allenati a farlo quando prendi decisioni che impatteranno a lungo sul tuo futuro

Durante una sessione di coaching mi è stata chiesta una consulenza su un'importante decisione di vita e di professione che un mio cliente deve assumere.

Una di quelle decisioni di largo impatto: non tanto sul presente, quanto sul futuro a lungo termine.

Come penso tu sappia, è decisamente bene non sbagliare questo tipo di scelte, altrimenti si rischia di pagare l'errore a caro prezzo negli anni a venire.

Sappiamo che - quando ci si trova davanti a un bivio così definitivo - la prima regola è azzerare l'emotività, portando il razionale al massimo livello. In sostanza, pensare bene, farlo lentamente, analizzare i dati e le proiezioni se sono disponibili, chiedere feedback esterni perché qualcosa può sfuggirci altrimenti, ripensarci, scrivere tutto, ripensarci ancora e solo dopo decidere. Soprattutto, restare freddi e calmi (d'altra parte questo tipo di processo ti forza ad esserlo, proprio perché lungo e lento.)

Questa, come detto, come prima regola. Ma non unica.

La seconda è quella che io chiamo pensare da lontano.

Qualcosa di diverso dall'estraniarsi o dal porsi in una posizione distaccata rispetto agli eventi: mi riferisco invece ad allungare l'orizzonte temporale anche a decenni da oggi.

Ecco come, nella pratica, abbiamo fatto durante la sessione.

La decisione da prendere riguardava l'eventualità di lasciare il lavoro attuale in azienda e, tramite una sorta di spin-off, replicare la medesima attività da libero professionista.

Questo per avere maggiori margini di libertà nella scelta dei clienti e miglioramenti dal punto di vista finanziario, oltre che possibilità di organizzarsi meglio le giornate lavorative.

La discriminante tra una strada o l'altra era prevalentemente economica. Se infatti nell'immediato il mio cliente era ragionevolmente certo di poter guadagnare a sufficienza, con l'andare del tempo intervenivano così tante variabili da rendere impossibile la valutazione.

Allora, abbiamo pensato da lontano: ad oggi questa persona guadagna - da dipendente - circa 3.800 € al mese. Sono indicativamente 50mila € ogni anno (senza considerare il carico contributivo, di cui dovrebbe rispondere se fosse autonomo) ed avendo ancora non meno di vent'anni di lavoro davanti a sé, nell'ipotesi ragionevole che in oltre due decenni riesca ad accrescere un po' la sua retribuzione, sa di poter contare da oggi al suo ritiro in almeno un milione di euro di entrate.

Sono conti mal fatti (e conservativi) ma bastano per dire che lasciare il lavoro attuale, oggi, equivale a rinunciare nel tempo a non meno di un milione di euro.

Quando ho mostrato questo facile calcolo, che è approssimativo ma aiuta a mettere in prospettiva le cose, la persona con cui stavo lavorando mi ha detto: "*OK. Non ho ancora deciso ma mi hai dato una bella spallata. Prima mi sembrava che le due opzioni fossero in parità, ora assolutamente no.*"

Poi abbiamo continuato a ragionare. Ovviamente questo dato non tiene conto di tutte le ipotesi che l'altra strada potrebbe aprire: crei un tuo business, questo esplode e il milione di euro lo fai ogni anno. Oppure fallisci miseramente e sei costretto a tornare sui tuoi passi, ma non riesci a ricavare nuovamente lo stesso reddito. Oppure ancora, tutto va mediamente bene ma lo stress ti divora e la qualità della tua vita ne risente. Naturalmente, tutto può essere, ma non è questo il punto.

Il punto è che valutare le opzioni basandosi sul sentimento del momento genera reazioni molto diverse da quelle che hai pensando da lontano.

È rassicurante sapere con ragionevole certezza che genererai non meno di un milione di entrate nella vita lavorativa che hai ancora davanti. Non si può negare questo. Se fai buon uso della cifra, puoi ritenerti al sicuro con il passare del tempo.

Se poi il dato non ti aiuta a decidere, tuttavia abbassa la tua emotività e quindi in ogni caso ti predisponi per compiere scelte migliori.

Se il ragionamento fosse rimasto compartimentato nell'immediato, di sicuro avremo tenuto in conto altri fattori: una non completa soddisfazione nello svolgere le attività quotidiane, alcuni periodi dell'anno scarichi di lavoro e un po' noiosi, la necessità di avere a che fare con clienti che - in autonomia - non si sceglierebbero.

Riesci a notare come questo punto di osservazione potrebbe cambiare del tutto le sorti della decisione?

Quando scegliamo, abituiamoci a pensare da lontano.

Se non come regola fissa, quantomeno come ulteriore fonte di informazioni.

Allenati a farlo ogni volta che fai scelte capaci di impattare a lungo.

Per prendere decisioni impulsive e frutto di analisi non approfondite, d'altra parte, c'è sempre tempo.