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Osservare la vita
Una riflessione su un lungo percorso che mi ha condotto dall'avere e realizzare continuamente obiettivi a imparare a lasciare andare e diventare osservatore, ma non passeggero, dell'esistenza stessa. E questo ha migliorato tutto. Perché vivere è stare davanti a ciò che accade.
Oggi voglio scrivere del percorso (durato anni) che mi ha permesso di risolvere uno dei più grandi nodi di tutta l'esistenza, perlomeno della mia.
Non l'ho ancora condiviso finora e non ne conosco il motivo: forse perché ritenevo questo conflitto una mia debolezza, una parte da sistemare della mia vita, o magari solo per la sua notevole complessità che - per essere riassunta in poche chiare parole - ha appunto richiesto quasi tre decenni.
Molto tempo fa - diciamo attorno ai miei vent'anni - ho iniziato a riflettere su una serie di domande, tutte originate da questo pensiero: quando abbiamo un obiettivo (chiamalo anche desiderio se vuoi, o volontà, penso che ci siamo capiti) fino a che punto è giusto insistere nel perseguirlo?
Quand'è il momento di dire basta, mi arrendo? È giusto seguire il filone del mai mollare oppure è controproducente? Come faccio a sapere che se resisto ancora oggi, magari domani arrivo dove voglio? E che se mollo ora butto al vento tutto il lavoro fatto fino a qui?
Da quel primitivo interrogarmi è poi nato un flusso gigantesco di pensieri e di azioni (non ho fatto il lavoro che ho fatto per caso, naturalmente): molto di tutto ciò che per me è stato coaching è partito da lì. Tanto di ciò che negli anni ho sintetizzato in quello che ho scritto, nei miei corsi, nel lavoro con le altre persone ha avuto quell'origine.
Poi, il tempo è passato. Molto tempo. Tante cose.
E oggi sono giunto a una fase della mia vita in cui sono diventato principalmente un osservatore delle cose che accadono intorno a me. Prendo nota di ciò che succede, poi il pensiero va altrove.
Quando vivevo con quelle domande in testa, lavoravo ogni giorno per modellare la realtà sulle mie aspettative. Ma ultimamente ho smesso. E ogni giorno ho l'impressione di lasciarne andare un pezzetto in più.
Attenzione però: essere osservatore non significa sentirsi passeggero o - peggio - vittima degli eventi.
Sei passeggero della tua vita quando lasci che gli eventi ti trascinino, iniziando a provare paura e preoccupazione. Ti chiedi: che cosa succederà adesso? Dove andrò? Non mi piace questa situazione. E combatti, ti ribelli. Ecco, non sto parlando di questo.
Finché lotti o hai paura, sei un passeggero. Non sei un osservatore. L'osservatore prende nota senza provare emozioni negative. Anzi, senza provare emozioni e basta.

Non si arrabbia né si preoccupa per ciò che vede attorno a sé: semplicemente, ne prende atto. In questo momento, io prendo atto di come stanno le cose senza sentirmi trascinato dalla vita.
Non è semplice spiegarti cosa intendo con "prendere atto", ma posso dirti che è un processo molto rapido: mi accorgo di qualcosa, il mio cervello la registra, e poi la lascia andare. Non mi dà fastidio né mi esalta, ho anche smesso di chiedermi "come posso cambiare questa cosa?" nel caso in cui non mi piacesse.
Ma così facendo, non capita mai di sentirmi portato a spasso dagli eventi, magari contro il mio volere razionale? Sì, qualche volta accade.
E se capita di sentirmi così, allora sento che posso certamente fidarmi. D'altra parte, la vita mi ha dimostrato molte volte, anche in modo intenso e inequivocabile, che vuole il mio bene.
Le situazioni che ho vissuto da passeggero - tutto sommato rare - hanno comunque portato a esiti molto più piacevoli di quelli che avrei potuto costruire imponendo la mia volontà. Chi era a imporre quella volontà? Il mio ego? I miei processi inconsci? Le cose che credevo di sapere? Non lo so, ma so che non era la mia anima.
La mia anima non voleva andare lì, avrebbe preferito fidarsi degli eventi e oggi è riuscita in qualche modo a convincermi a sviluppare fiducia verso ciò che non si può controllare.
Per andare dove desideri devi portare con te la tua anima e diventare osservatore della tua vita. Se sei passeggero, non devi avere paura di nulla. La vita vuole il tuo bene. È fantastico potersi rilassare e dire: la mia vita è com'è e mi va bene così, non voglio più cambiare niente. È una liberazione, come vivere con un costante senso di leggerezza che ti segue ovunque tu vada.
Ogni tanto, permettiti di percorrere un pezzo di strada senza obiettivi.
Ho avuto, ricercato, fallito e realizzato obiettivi per oltre quarant'anni: ogni giorno, sempre con qualcosa da perseguire accanto a me, qualcosa che volevo cambiare, migliorare, modificare.
Gli obiettivi danno direzione e aiutano a investire tempo ed energia, sono fondamentali, ma qualche volta... perché non facciamo una pausa? Viviamo un periodo senza obiettivi. Diventiamo osservatori, prendiamo atto, e lasciamo andare.
So che così facendo la destinazione diventa ignota, ma se hai lavorato bene prima e creato fondamenta solide, discostarti un po' non stravolgerà la tua vita, perché le inerzie che ti porti dietro sono difficili da vincere. Non accadrà nulla di male se per qualche settimana, qualche mese o magari un paio d'anni lasci andare e basta. E quello che accadrà... potrebbe sorprenderti in positivo.
Questo è quello che mi è successo col tempo: sono diventato osservatore e vivo molto più rilassato di prima.
E vivere per me - oggi - è stare davanti a ciò che accade, accogliendo l'imprevisto come parte di qualcosa di buono e utile per me.
Non so se ricordi la domanda iniziale, che mi ha fatto compagnia per tutta la mia vita adulta. Era: quand'è il momento di arrendersi, di dire basta e di lasciare andare? Avevo la risposta giusta davanti agli occhi e non la vedevo, fin dall'inizio.
La risposta è: adesso, naturalmente.